“Palazzo Balsamo prende il nome dalla famiglia che nei primi anni dell’Ottocento ne rilevò, a più riprese, la proprietà.
La parte più antica e interessante dell’edificio è la cosiddetta Loggia Balsamo, comunemente datata al XIV secolo e ritenuta una preesistenza della Zecca angioina di Brindisi, benché questa ipotesi non risulti suffragata da dati documentari.
Si tratta di un balcone sorretto da mensole arricchite da figure bizzarre e animali fantastici.
Nell’ordine inferiore della facciata compaiono due archi ad ogiva su lesene modanate, che riprendono un motivo ricorrente su via Tarantini, su via Duomo e, parzialmente, lungo via Montenegro, dove le strutture più antiche lasciano posto ad aggiunte otto e novecentesche di Palazzo Balsamo.” (1).
La loggia, originariamente parte di un edificio ad impianto ottagonale,
“si caratterizza per le nove mensole tra cui prendono parte varie raffigurazioni a figure allegoriche probabilmente (ultimamente questa teoria pare sia stata confutata ndr) inerenti alla numerologia medievale: 9 mensole e 4 le figurazioni per ognuna, per un totale di 36.
Il 4 rappresenta la terra e il 9, multiplo di 3, è simbolo dell’ordine che governa il mondo.” (2)
“Il numero 9 era la linea curva dei pitagorici, che consideravano questo e il numero 4 come i due numeri con i quali è connessa tutta la conoscenza intellettuale, spirituale e materiale.” (3)
Prima mensola
Seconda mensola
Terza mensola
Quarta mensola
Quinta mensola
Sesta mensola
Settima mensola
Ottava mensola
Nona mensola
Nostro articolo del 25 luglio 2019
Chi guarda per la prima volta la Loggia Balsamo posta all’estremità di via Duomo nel punto in cui la strada si congiunge con l’omonima piazza, rimane abbagliato dalla bellezza delle sculture figurative che ornano le mensoledi sostegno del balcone.
E’ stata datata all’inizio del XIV sec. ed identificata come parte del Palazzo della Zecca Angioina di Brindisi. Tale attribuzione pare sia stata fatta da Don Pasquale Camassa che purtroppo non ha mai citato la sua fonte. Ma, a questa “intuizione” del Camassa offre sostegno N. Vacca con un documento del 1565 da lui ritrovato (Brindisi ignorata p. 242) in cui vien detto che – nell’isolato dove abitano i Balsamo era la distrutta chiesa di S. Caterina ed il Sedile della piazza dell’Arcivescovado doveva essere la Loggia attualmente chiamata Balsamo già De Los Rejes, che l’è dirimpetto. Infatti, guardando bene, il duplice porticato era aperto e fu murato in tempi molto posteriori per adattare il vano a bottega. Il documento su riferito lo chiama Sedile per indicare un edificio civile, di carattere pubblico, statale, quale poteva essere il Sedile della Zecca (..). Vacca fa anche gli esempi di altri Seggi provvisti di vari archi di fabbrica…ove coloro ai quali piace di trattenercisi godono comodamente del panorama esterno.
Confessiamo che fino a quando non abbiamo visto il capitello mostratoci dal prof. Briamo dopo i lavori evidenti di pulitura che l’hanno interessato e che abbiamo fotografato, non avevamo la giusta considerazione degli altri resti presenti nella facciata che sono ancora molto belli ed evidenti.
E, se nel capitello non siamo proprio sicuri di vedere i busti di sei figure umane, siamo invece certi di vedere, nell’altra figura allungata delle scarpe poggiate su una mensola, semi coperte da una lunga veste, mancanti del resto del corpo.
In ogni caso, crediamo che questo patrimonio alla portata perchè ad altezza d’uomo, avrebbe bisogno di essere messo in sicurezza, oltre ad ulteriori studi e approfondimenti.
Foto del capitello del prof. Briamo
Foto Brundarte
Arte e numerologia
Esserci imbattuti in un uso dei numeri come “simboli significanti”, diverso dalla semplice contazione, (anche se ultimamente pare ne sia stato smentito l’uso da parte degli artisti che hanno scolpito la Loggia Balsamo ndr), ci dà l’occasione per approfondire un argomento, la Numerologia, che nel medioevo insieme al simbolo appunto, rappresentava i così detti “principia individuationis”; la loro funzione, in tutte le opere, sia letterarie sia architettoniche è importantissima e lo stesso Dante non si sottrae al Simbolismo numerico.
La numerologia è la disciplina che studia il significato dei numeri, la quale disegna in modo ben preciso lo stretto legame che la vita dell’essere umano (microcosmo) ha con la vita dell’Universo (macrocosmo). Si può quindi affermare che la numerologia ci aiuti a collegare il mondo invisibile con quello visibile, e, aldilà delle varie teorie in merito alla sua origine, il grande filosofo e matematico Pitagora è riconosciuto universalmente come padre fondatore della numerologia.
A Pitagora fu attribuita la valenza di profeta e la sua figura sfumò presto nella leggenda.
E’ Pitagora che cinquecento anni prima della nascita di Cristo e centocinquanta prima di Platone, applica il metodo analitico basato sulla deduzione alla matematica arrivando alla conclusione “che tutto è numero”, riportando al linguaggio dei numeri tutta la realtà circostante! E’ importante, quindi, capire come nasce il legame tra i numeri e la realtà per il filosofo greco che, probabilmente, molti di noi conoscono solo per i suoi teoremi!
“Pitagora (Samo, 570 a.C. circa – Metaponto, 495 a.C. circa) è stato un filosofo greco antico. Fu matematico, taumaturgo, astronomo, scienziato, politico e fondatore a Crotone di una scuola iniziatica secondo quanto tramandato dalla tradizione. Viene ricordato come fondatore storico della scuola a lui intitolata, nel cui ambito si svilupparono le conoscenze matematiche e le sue applicazioni come il noto teorema di Pitagora. Il suo pensiero ha avuto comunque importanza per lo sviluppo della scienza occidentale, perché ha intuito per primo l’efficacia della matematica per descrivere il mondo.
La figura storica di Pitagora, messa in discussione da diversi studiosi, si mescola alla leggenda narrata nelle numerose Vite di Pitagora, composte nel periodo del tardo neoplatonismo e del neopitagorismo, nelle quali il filosofo viene presentato come figlio del dio Apollo. Si giunse a considerarlo profeta, guaritore, mago e ad attribuirgli veri e propri miracoli. La vita di Pitagora è avvolta nel mistero, di lui sappiamo pochissimo e la maggior parte delle testimonianze che lo riguardano sono di epoca più tarda.” (Wikipedia)
“Secondo alcuni, Pitagora passò ben 22 anni tra i dotti dell’Egitto e di Babilonia, (..) arricchendosi di tutta la sapienza di quei popoli. Si racconta che, in una sua visita a Creta, egli raccolse forse l’insegnamento di Epimenide. Il cretese Epimenide si è conquistato l’immortalità in grazia della sua cinica affermazione: “Tutti i cretesi sono bugiardi”. Mentiva o diceva la verità nel proclamare questa sua conclusione? Comunque si risponda, nella risposta sarà sempre implicita una contraddizione. Fu questo il primo dei non pochi paradossi logici, che dovevano lasciar perplessi i filosofi e i matematici greci.” (4)
Anche se la proposizione del cretese sembrava mettere in crisi il suo ragionamento deduttivo, non se ne curò e qualche anno dopo, a Crotone, inaugurò il primo esperimento scientifico razionale della storia.
“Prese quattro corde, tutte eguali per lunghezza e spessore, e a ciascuna di esse attaccò un martello. Infine appese i marteli, in modo che le quattro corde avessero tutte la stessa lunghezza. Pizzicando le corde osservò che i suoni emessi corrispondevano a quelli prodotti dai martelli sull’incudine.(..) Il filosofo aveva riconosciuto, nel misterioso accordo, le prime note celesti di quella vaga musica delle sfere, che aveva sentito suonare nei suoi sogni fin da quando era bambino.”
Pitagora trovò che le note emesse da corde vibranti dipendono soltanto dalla lunghezza delle corde, sempre che queste siano tutte della stessa specie e sottoposte alla stessa tensione. (..) Tutto questo doveva avere per conseguenza non solo secoli di musica ortodossa, ma anche l’avvento a breve scadenza dell’età aurea del misticismo numerico; e, molto più tardi nel tempo, ancora di qui nacque la fede nella sperimentazione scientifica; intesa come il mezzo più conveniente per avvicinarsi alla natura. Egli fu il primo uomo che abbia pensato di costruire un apparecchio ( il monocordo *), per costringere la natura a rispondere a una domanda ben definita: esiste un rapporto tra armonia e numero? E, se esiste, qual’è il rapporto esatto? La legge degli intervalli musicali gli aveva dato la chiave della vita stessa. Se non proprio un numero, la vita era per Pitagora una oscura manifestazione del numero. Chi sospetterebbe che spazio, numero e suono siano legati da una unica segreta armonia, in cui lo spazio è rappresentato dalla lunghezza delle corde, e il suono dai rapporti corrispondenti agli intervalli musicali? I suoni si percepiscono con l’udito; orbene, che cosa può avere in comune l’udito coi numeri? E, fatto ancor più inatteso, perchè certi semplicissimi rapporti numerici dovrebbero avere un nesso con l’armonia, che è una provincia nel regno dell’estetica? (..)
Pitagora risolse tutti i dubbi, affermando che “tutto è numero”.” (4)
I suoi seguaci, i Pitagorici, finirono per provare a cogliere delle somiglianze tra le caratteristiche dei numeri e quelle della realtà. Per esempio, arrivarono a dire che il numero due corrispondeva al genere femminile, il tre al maschile, il cinque al matrimonio (3+2 = 5). Il quattro ed il nove corrispondevano invece alla giustizia in quanto erano i primi numeri quadrati e suggerivano l’idea di ordine. Nel tempo stesso va detto che la speculazione numerica pitagorica non può non essere stata influenzata dall’ osservazione dei fenomeni astronomici: dagli astri essi debbono aver tratto le loro prime idee dei numeri aventi posizione, cioè fissati come punti nello spazio, degli aggruppamenti numerici formanti figure geometriche definite e costanti , della ricorrenza di alcuni numeri nei fenomeni celesti. In altre parole, il numero viene elevato a principio universale di interpretazione, via via che é esteso dall’ ordine aritmetico a quello geometrico e, finalmente, all’ ordine fisico. Così, espressione spaziale dell’ uno é il punto; della linea, limitata da due punti, il due; della superficie il tre; del solido il quattro.
Note:
(*) L’apparecchio consisteva di un’unica corda tesa su un’assicella, con un cuneo o “ponte” mobile, simile al ponticello del violino ma non fisso come quest’ultimo, tra la corda e l’assicella. Spostando il ponte, la corda in tensione veniva suddivisa in due segmenti, ciascuno dei quali poteva esser fatto vibrare indipendentemente dall’altro. La tensione dei vari segmenti rimaneva approssimativamente costante, anche se il ponte veniva portato progressivamente su posizioni corrispondenti a 1/2, 2/3, 3/4, ecc. dell’intera lunghezza della corda, e le lunghezze dei segmenti vibranti potevano essere misurate esattamente. (4)
Bibliografia e sitigrafia
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica o sitografica.”
(1) http://www.viaggiareinpuglia.it/at/4/luogocultura/3067/it/Palazzo-Balsamo-
(2) http://www.comune.brindisi.it/turismo/index.php?option=com_content&view=article&id=77:loggia-balsamo&catid=11:monumenti&Itemid=5&lang=it
(3) I numeri magici – simbolismo, significato e usi quotidiani, di Isidore Kozminsky. Tattilo Ed. Roma 1973
(4) La magìa dei numeri, di E. Temple Bell. Longanesi e C. – Milano, 1949
Il restauro, anni fa, fu realizzato dall’ architetta Paola Maldari.